Nel riquadro di destra, su uno sfondo di bandiere indiane, campeggia il mezzo busto di un anziano signore dalla barba curata e dall’aria vagamente smarrita. Nel riquadro di sinistra, un elenco di dati numerici viene sostituito da una sorta di videogioco 3D a bassa risoluzione che mostra una rudimentale astronave mentre atterra su una pianura grigio-bluastra. L’anziano è il primo ministro dell’India, il videogame è il visual dell’arrivo del lander indiano Vikram e del suo compagno, il rover Pragyan, sulla superficie lunare. È il 23 agosto 2023 e L’India è appena diventato il quarto paese, dopo Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina, a realizzare con successo un allunaggio.
Se guardiamo bene il video del The Guardian che racconta questo trionfo scientifico-tecnologico, riconosciamo immediatamente i fotogrammi che seguono quelli dell’allunaggio vero e proprio: il centro di controllo dell’agenzia spaziale indiana che esplode in applausi, colleghi e colleghe che si scambiano abbracci e pacche sulle spalle, il direttore che sale sul palco a tenere un discorso carico di emozioni. Sono scene familiari, scene che la nostra immaginazione ha già visto in altre sequenze di fotogrammi, quelle cinematografiche.
Il cinema ha spesso esplorato mondi ignoti, come quello dello spazio aperto, ben prima che gli umani avessero sviluppato anche lontanamente la tecnologia necessaria per riuscirci concretamente. Perciò, approfittando di questo rinato interesse per le missioni lunari, abbiamo raccolto una carrellata di film che si sono spinti a immaginare, descrivere, raccontare, il viaggio nello spazio destinazione Luna.
Il nostro satellite può vantare di essere il protagonista di uno dei film più iconici alle origini della settima arte, Viaggio nella Luna di George Méliès (1902). Questo cortometraggio di appena quattordici minuti è una pietra miliare nella storia del cinema, uno dei primi esempi di fantascienza cinematografica e di ricorso agli effetti speciali. Il film racconta la storia di alcuni scienziati che decidono di raggiungere la Luna grazie a un razzo di loro invenzione. Non è un caso che la sequenza più rappresentativa sia quella in cui questo razzo colpisce l’occhio della Luna, un’immagine che è diventata simbolo del cinema stesso. Méliès, regista e illusionista francese, si è lasciato ispirare dai libri di Jules Verne e di H.G. Wells: immaginazione letteraria a supporto dell’immaginazione cinematografica. Et voilà, capolavoro.
Di certo, però, se si vogliono considerare le pellicole che hanno raccontato l’esplorazione lunare e, in generale, l’esplorazione dello spazio, non si può prescindere da un altro cult cinematografico, ovvero 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick (1968). Il film esplora l’idea che l’evoluzione umana sia stata guidata da un misterioso monolito che, per altro, compare anche in una sequenza ambientata sulla Luna.
Proprio la sequenza che mostra la navicella spaziale in avvicinamento alla superficie lunare è passata alla storia in quanto esperienza visiva del tutto rivoluzionaria per l’epoca: l’unione tra effetti speciali senza precedenti e una colonna sonora interamente costituita da musica classica ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario cinematografico collettivo. Ah, era il 1968: l’anno dopo l’umanità avrebbe davvero esplorato la Luna.
Come è noto, l’allunaggio del 1969 fu compiuto nell’ambito della missione Apollo 11. Ma forse non tutti ricordano che i tentativi di esplorare la Luna continuarono. Un film che trae spunto proprio da eventi reali legati alle successive missioni del progetto “Apollo” è Apollo 13 di Ron Howard (1995), che segue le vicende drammatiche della missione spaziale omonima. L’atterraggio sulla Luna fallì per un guasto a bordo del velivolo spaziale, ma il viaggio si concluse comunque con il ritorno di tutti gli astronauti sulla Terra. Sebbene il film di Howard non ci proietti verso un futuro ancora da scoprire, ma ci racconti un pezzo di passato, esso riesce a restituirci l’eccitazione e l’angoscia di chi si è avventurato nell’ignoto e, nonostante gli imprevisti, è tornato a casa per raccontarlo.
Una menzione speciale, a questo punto, la merita un film che non racconta strettamente della Luna, ma che ha saputo portare a schermo alla perfezione proprio il nucleo di angoscia che abita chiunque si muova in un territorio imprevedibile come quello dello spazio aperto. Si tratta di Gravity di Alfonso Cuarón (2013), un’opera cinematografica straordinaria che ha ricevuto elogi, sia per il suo impianto visivo, sia per la sua densissima suspense. Il film è un thriller che segue il percorso di una dottoressa e di un ingegnere durante la missione spaziale che li vede coinvolti. I guai cominciano quando la navicella su cui lavorano viene danneggiata da alcuni detriti al punto da mettere a rischio la vita degli astronauti. Le sequenze a zero gravità magistralmente girate da Cuaròn gli hanno fruttato il premio Oscar per la miglior regia, che si aggiunge alle altre sei statuette vinte dal film.
Alla luce di questi pochi esempi, risulta evidente quanto la creatività e la scienza abbiano mantenuto un canale di comunicazione costantemente aperto, in cui gli stimoli di una suggerivano le ricerche dell’altra e viceversa, in un continuo rimando. La curiosità umana, d’altronde, attinge a entrambi questi mondi per spingerci oltre i limiti della nostra stessa comprensione.
La rinnovata attenzione che sta ricevendo negli ultimi anni la Luna, d’altro canto, non è spinta dalla umana sete di conoscenza fine a se stessa. Se ai tempi della Guerra Fredda si trattava di prestigio internazionale, oggi le grandi potenze puntano alla Luna per cercare risorse minerarie e per indagare la possibilità di realizzare avamposti umani da cui, un giorno, partire verso “l’infinito e oltre”. Certo, può sembrare una ragione all’apparenza più prosaica che poetica. Ma il grande scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke diceva che la Luna è la prima pietra miliare sulla strada verso le stelle, per cui chissà che un giorno non ci ritroveremo a osservare un centro di controllo che esplode di gioia e di applausi perché altri esseri umani saranno riusciti a spostare un po’ più in là limiti che avevamo creduto insuperabili.
Articolo realizzato dal professore Francesco Giovenco, del Gobetti Marchesini Casale Arduino